La nostra pelle ricorda tutto. Ricordi di tempi così antichi che risalgono alla nostra presenza nella pancia di nostra madre. Una memoria corporea molto profonda.
A volte si lega a momenti felici e pieni, a volte ha a che fare con scottature, ferite, buchi così lontani e dolorosi che cerchiamo di liberarcene dimenticando, trattenendo il respiro, "chiudendo gli occhi" come se fossimo in presenza di un brutto sogno.
Ma si tratta di un tentativo. Perché in realtà ci stiamo difendendo solo da noi stessi, da ciò che sentiamo, dalle nostre emozioni.
La memoria corporea rappresenta una mappa che via via si sviluppa e si intreccia con i processi della nostra mente. E da vissuto corporeo diventa una vera e propria struttura caratteriale che, oltre a condizionare la muscolatura e le articolazioni, modifica anche i nostri pensieri.
Da qui emerge l'importanza di rompere il silenzio in cui abbiamo chiuso il nostro corpo e la nostra anima, ormai insensibili e anestetizzati.
E' attraverso il lavoro bioenergetico sul respiro, sul movimento e sul grounding che ci riavviciniamo a noi stessi, alla nostra storia, alla nostra verità. Si tratta di un percorso che ci permette di risvegliare il bambino dimenticato e nascosto dentro di noi. Quello che non si è ancora arreso, che è spinto dal vento della curiosità, dal profumo del cambiamento, dai colori dell'entusiasmo e della meraviglia.
Questo è ciò che indichiamo con il nome di "resilienza". Quella forza incredibile che è dentro ciascuno di noi, quella radice che a dispetto di tutto e tutti resta intatta, mantiene la sua autenticità e la voglia di non fermarsi davanti alle cadute, alle paure ma spinge con grande intensità verso il mettersi in gioco, verso la vita, sempre.